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L'opera in questione è stata assemblata in occasione della mostra tenutasi al MOBILCASA di Pisa e in seguito distrutta. Fu presentata senza cornici in quanto in quel periodo erano ancora in gestazione e le immagini che seguono sono solo studi, forse i primi mai eseguiti sull'argomento. Si nota comunque che già da subito l'uso delle cornici era soggetto a delle regole di base precise, cioè essere sempre a filo con le formelle dalle quali hanno distanze modulari prefissate e avere lunghezze uguali o multiple a quella di una formella.
La prima immagine propone una soluzione assai tranquilla rispetto alle altre. I tre elementi-cornice sono collocati su tre lati diversi dell'opera e visivamente la chiudono inesorabilmente. La concludono. Senza cornici l'assemblaggio può proliferare in tutte le direzioni, in questo caso risulta bloccato per tre lati. La cornice ha fondamentalmente due caratteristiche: dice "qui finisce l'opera" e trasforma il supporto, che da solo è visto come cornice, in passepartout.
Quanto detto vale anche per le altre soluzioni proposte, anche se la provocazione diventa sempre più evidente.
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